lunedì 1 ottobre 2007

Il canto di Natale:

Prima Strofa:
Marley, prima di tutto, era morto. Niente dubbio su questo. Il registro mortuario portava le firme del prete, del chierico, dell'appaltatore delle pompe funebri e della persona che aveva guidato il mortoro. Scrooge vi aveva apposto la sua: e il nome di Scrooge, su qualunque fogliaccio fosse scritto, valeva tant'oro. Il vecchio Marley era proprio morto per quanto è morto, come diciamo noi, un chiodo di porta.
Badiamo! non voglio mica dare ad intendere che io sappia molto bene che cosa ci sia di morto in un chiodo di porta. Per conto mio, sarei stato disposto a pensare che il pezzo più morto di tutta la ferrareccia fosse un chiodo di cataletto. Ma poiché la saggezza dei nostri nonni sfolgora nelle similitudini, non io vi toccherò con sacrilega mano; se no, il paese è bell'e ito. Lasciatemi dunque ripetere, solennemente, che Marley era morto com'è morto un chiodo di porta.
Sapeva Scrooge di questa morte? Beninteso. Come avrebbe fatto a non saperlo? Scrooge e il morto erano stati soci per non so quanti anni. Scrooge era il suo unico esecutore testamentario, unico amministratore, unico procuratore, unico legatario universale, unico amico, unico guidatore del mortoro. Anzi il nostro Scrooge, che per verità il triste evento non aveva fatto terribilmente spasimare, si mostrò sottile uomo d'affari il giorno stesso dei funerali e lo solennizzò con un negozio co' fiocchi.
Il ricordo dei funerali mi fa tornare al punto di partenza. Non c'è dunque dubbio che Marley era morto. Questo mettiamolo bene in sodo, se no niente di maraviglioso potrà scaturire dalla storia che son per narrarvi. Se non fossimo perfettamente convinti che il padre d'Amleto è morto prima che s'alzi il sipario, la sua passeggiatina notturna su pei bastioni al vento di levante non ci farebbe maggiore effetto della bisbetica passeggiata di un qualunque attempato galantuomo il quale se n'andasse di notte in un posto ventoso - il cimitero di San Paolo, poniamo - pel solo gusto di sbalordire la melansaggine del proprio figliuolo.
Scrooge non cancellò dall'insegna il nome del vecchio Marley. Parecchi anni dopo, leggevasi sempre sulla porta del magazzino: "Scrooge e Marley". La ditta era nota per Scrooge e Marley. Seguiva a volte che qualche novizio agli affari desse a Scrooge ora il nome di Scrooge e ora quello di Marley; ma egli rispondeva a tutti e due. Per lui era tutt'una cosa.
Oh! ma che stretta sapevano avere le benedette mani di cotesto Scrooge! come adunghiavano, spremevano, torcevano, scuoiavano, artigliavano le mani del vecchio lesina peccatore! Aspro e tagliente come una pietra focaia, dalla quale nessun acciaio al mondo aveva mai fatto schizzare una generosa scintilla; chiuso, sigillato, solitario come un'ostrica. Il freddo che aveva di dentro gli gelava il viso decrepito, gli cincischiava il naso puntuto, gli accrespava le guance, gli stecchiva il portamento, gli facea rossi gli occhi e turchinucce le labbra sottili, si mostrava fuori in una voce acre che pareva di raspa. Sul capo, nelle sopracciglie, sul mento asciutto gli biancheggiava la brina. La sua bassa temperatura se la portava sempre addosso; gelava il suo studio né giorni canicolari; non lo scaldava di un grado a Natale.
Caldo e freddo non facevano effetto sulla persona di Scrooge. L'estate non gli dava calore, il rigido inverno non lo assiderava. Non c'era vento più aspro di lui, non c'era neve che cadesse più fitta, non c'era pioggia più inesorabile. Il cattivo tempo non sapeva da che parte pigliarlo. L'acquazzone, la neve, la grandine, il nevischio, per un sol verso si potevano vantare di essere da più di lui: più di una volta si spargevano con larghezza: Scrooge no, mai.
Nessuno lo fermava mai per via per dirgli con cera allegra: "Come si va, caro il mio Scrooge? a quando una vostra visita?" Né un poverello gli chiedeva la più piccola carità, né un bambino gli domandava che ore fossero, né uomo o donna, una volta sola in tutta la vita loro, si erano rivolti a lui per informarsi della tale o tal'altra strada. Perfino i cani dei ciechi davano a vedere di conoscerlo; scorgendolo di lontano subito si tiravano dietro il padrone in una corte o in un chiassuolo. Poi scodinzolavano un poco, come per dire: "Povero padrone mio, val meglio non aver occhi che avere un mal occhio!"
Ma che gliene premeva a Scrooge! Meglio anzi, ci provava gusto. Sgusciare lungo i sentieri affollati della vita, ammonendo la buona gente di tirarsi in là, era per Scrooge come per un goloso sgranocchiar pasticcini.
Una volta - il più bel giorno dell'anno, la vigilia di Natale - il vecchio Scrooge se ne stava a sedere tutto affaccendato nel suo banco. Il tempo era freddo, uggioso, tutto nebbia; e si sentiva la gente di fuori andar su e giù, traendo il fiato grosso, fregandosi forte le mani, battendo i piedi per terra per scaldarseli. Gli orologi del vicinato avevano battuto le tre, ma era già quasi notte, se pure il giorno c'era stato. Dalle finestre dei negozi vicini rosseggiavano i lumi come tante macchie sull'aria grigia e spessa. Entrava la nebbia per ogni fessura, per ogni buco di serratura; e così densa era di fuori che, ad onta dell'angustia del vicoletto, le case dirimpetto parevano fantasmi. Davvero, quella nuvola scura che scendeva e scendeva sopra ogni cosa faceva pensare che la Natura, stabilitasi lì accanto, avesse dato l'aire a una sua grande manifattura di birra.
L'uscio del banco era aperto, per dare agio a Scrooge di tenere d'occhio il suo commesso, il quale, inserito in una celletta più in là, una specie di cisterna, attendeva a copiar lettere. Scrooge non aveva per sé che un fuocherello; ma tanto più misero era il fuocherello del commesso, che pareva fatto di un sol pezzo di carbone. Né c'era verso di accrescerlo, perché la cesta del carbone se la teneva Scrooge con sé; e quando per caso il commesso entrava con in mano la paletta, issofatto il principale gli faceva capire che sarebbe stato costretto a dargli il benservito. Epperò lo scrivano si avvolgeva al collo il suo fazzoletto bianco e ingegnavasi di scaldarsi alla fiamma della candela: il che, per non essere egli un uomo di gagliarda immaginazione, non gli riusciva né punto né poco.
- Buon Natale, zio! un allegro Natale! Dio vi benedica! - gridò una voce gioconda. Era la voce del nipote di Scrooge, piombato nel banco così d'improvviso che lo zio non lo aveva sentito venire.
- Eh via! - rispose Scrooge - sciocchezze! -
S'era così ben scaldato, a furia di correre nella nebbia e nel gelo, cotesto nipote di Scrooge, che pareva come affocato: aveva la faccia rubiconda e simpatica; gli lucevano gli occhi e fumava ancora il fiato.
- Come, zio, Natale una sciocchezza! - esclamò il nipote di Scrooge. - Voi non lo pensate di certo.
- Altro se lo penso! - ribatté Scrooge. - Un Natale allegro! o che motivo hai tu di stare allegro? che diritto? Sei povero abbastanza, mi pare.
- Via, via - riprese il nipote ridendo. - Che diritto avete voi di essere triste? che ragione avete di essere uggioso? Siete ricco abbastanza, mi pare. -
Scrooge, che non avea pel momento una risposta migliore, tornò al suo "Eh via! sciocchezze."
- Non siate così di malumore, zio - disse il nipote.
- Sfido io a non esserlo - ribatté lo zio - quando s'ha da vivere in un mondaccio di matti com'è questo. Un Natale allegro! Al diavolo il Natale con tutta l'allegria! O che altro è il Natale se non un giorno di scadenze quando non s'hanno danari; un giorno in cui ci si trova più vecchi di un anno e nemmeno di un'ora più ricchi; un giorno di chiusura di bilancio che ci dà, dopo dodici mesi, la bella soddisfazione di non trovare una sola partita all'attivo? Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto "allegro Natale" in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!
- Zio! - pregò il nipote.
- Nipote! - rimbeccò accigliato lo zio, - tieniti il tuo Natale tu, e lasciami il mio.
- Il vostro Natale! ma che Natale è il vostro, se voi non ne fate?
- Vuol dire che così mi piace, e tu non mi rompere il capo. Buon pro ti faccia il tuo Natale! E davvero che te n'ha fatto del bene fino adesso!
- Di molte cose buone sono stato io a non voler profittare, quest'è certo - rispose il nipote; - e il Natale fra l'altre. - Ma il fatto è che io ho tenuto sempre il giorno di Natale, quando è tornato - lasciando stare il rispetto dovuto al suo sacro nome, se si può lasciarlo stare - come un bel giorno, un giorno in cui ci si vuol bene, si fa la carità, si perdona e ci si spassa: il solo giorno del calendario, in cui uomini e donne per mutuo accordo pare che aprano il cuore e pensino alla povera gente come a compagni di viaggio verso la tomba e non già come ad un'altra razza di creature avviata per altri sentieri. Epperò, zio, benché non mi abbia mai cacciato in tasca la croce di un soldo, io credo che il Natale m'abbia fatto del bene e me ne farà. Evviva dunque il Natale! -
Il commesso non si seppe tenere dall'applaudire dal fondo della sua cisterna; ma, subito accortosi del marrone, si diè ad attizzare il fuoco e riuscì ad estinguere l'ultima scintilla.
- Un altro di cotesti rumori dalla vostra parte - disse Scrooge - e ve lo darò io il Natale con un bravo benservito. Sei davvero un parlatore coi fiocchi - sopraggiunse volgendosi al nipote. - Mi sorprende che non ti ficchino in Parlamento.
- Non andate in collera, zio. Orsù, vi aspettiamo domani sera a pranzo. -
Scrooge rispose che piuttosto lo volea vedere all'inf... Sì davvero, la disse tutta la parola. Allora, forse, avrebbe accettato l'invito.
- Ma perché? - esclamò il nipote. - Perché?
- Perché diamine ti sei accasato? - domandò Scrooge.
- Perché ero innamorato.
- Perché eri innamorato! - grugnì Scrooge, come se cotesta fosse l'unica cosa al mondo più ridicola di un allegro Natale. - Buona sera!
- Ma voi, zio, non siete mai venuto a trovarmi prima. Perché mo' vi appigliate a cotesto pretesto?
- Buona sera, - disse Scrooge.
- Niente voglio da voi; niente vi chiedo: perché non dobbiamo essere amici?
- Buona sera, - disse Scrooge.
- Mi fa pena, proprio, di trovarvi così ostinato. Tra noi non ci sono mai stati dissapori, ch'io ci abbia avuto colpa. Ho voluto fare questa prova in onore di Natale, e il mio buonumore di Natale lo serberò fino in fondo. Buon Natale dunque zio mio!
- Buona sera, - disse Scrooge.
- E buon principio d'anno per giunta!
- Buona sera, - disse Scrooge.
Il nipote se n'andò.
Né il nipote si lasciò sfuggire di bocca una sola parola dispettosa. Andò via tranquillo e si fermò un momento alla porta esterna per fare i suoi auguri al commesso, il quale, gelato com'era, aveva però addosso più calore di Scrooge, perché cordialmente li ricambiò.
- Eccone un altro - borbottò Scrooge che l'aveva udito: - il mio commesso, con quindici scellini la settimana, moglie e figliuoli, che parla di buon Natale. Mi chiuderò nel manicomio. -
Cotesto lunatico intanto, facendo uscire il nipote di Scrooge, aveva introdotto due altre persone. All'aspetto ed ai modi erano gentiluomini: si cavarono il cappello e s'inchinarono a Scrooge. Avevano in mano fogli e quaderni.
- Scrooge e Marley, credo? - disse uno de' due guardando a una sua lista. - Ho io l'onore di parlare al signor Scrooge o al signor Marley?
- Il signor Marley - rispose Scrooge - è morto da sette anni. Morì sette anni fa, proprio questa notte.
- Non dubitiamo punto - riprese a dire quel signore, presentando le sue credenziali - che la sua liberalità abbia nel socio sopravvivente un degno rappresentante. -
Così senz'altro doveva essere; perché i due soci erano stati come due anime in un nocciolo. Alla malaugurosa parola "liberalità" Scrooge aggrottò le ciglia, crollò il capo e restituì le credenziali.
- In questa gioconda ricorrenza, signor Scrooge - disse quel signore, prendendo una penna, - è più che mai desiderabile il raccogliere qualche tenue soccorso per la povera gente sulla quale ricade tutto il rigore della stagione. Ce n'ha migliaia che mancano dello stretto necessario; centinaia di migliaia cui fa difetto il menomo benessere.
- Non ci sono prigioni? - domandò Scrooge.
- Molte anzi - rispose l'altro posando la penna.
- E gli Ospizi? gli hanno chiusi forse?
- No davvero; così si potesse!
- Sicché il mulino de' forzati e la legge su' poveri son sempre in vigore?
- Sempre, ed hanno anche un gran da fare.
- Oh! io avevo temuto alle vostre prime parole, che qualche malanno avesse rovinato coteste utili istituzioni, - disse Scrooge. - Mi fa piacere di sentire il contrario.
- Mossi dal pensiero che esse non procacciano alla moltitudine un qualunque benessere cristiano di anima o di corpo - rispose quel signore - alcuni di noi si danno attorno per raccogliere un tanto da comprare ai poveri un po' di cibo e un po' di carbone. Scegliamo quest'epoca, come quella in cui il bisogno è più acuto e l'abbondanza rallegra. Per che somma volete che vi segni?
- Per niente! - rispose Scrooge.
- Vi piace serbar l'anonimo?
- Mi piace non essere disturbato. Poiché lo volete sapere, signori miei, ecco quel che mi piace. Per conto mio, non mi do bel tempo a Natale, né voglio fornire ai fannulloni i mezzi di darsi bel tempo. Pago la mia brava quota per gli stabilimenti che sapete: costano di molto: chi non sta bene fuori, ci vada.
- Molti non possono, e molti altri preferirebbero la morte.
- Se così è, si servano pure - disse Scrooge; - scemerebbe di tanto il soverchio della popolazione. In fondo poi, scusatemi, io non ne so niente.
- Non vi riuscirebbe difficile di saperlo - osservò l'altro.
- Non è affar mio - ribatté Scrooge. - È già molto che ci si raccapezzi negli affari nostri, senza immischiarci in quelli degli altri. I miei mi pigliano tutta la giornata. Buona sera, signori! -
Vista l'inutilità di ogni altra insistenza, i due gentiluomini si accomiatarono. Scrooge si rimise al lavoro, molto contento del fatto suo e di più lieto umore che mai non fosse stato.
Intanto la nebbia e le tenebre si facevano così fitte che degli uomini armati di torce correvano per le vie, profferendosi a far da guide alle carrozze. La vecchia torre di una chiesa, la cui campana arcigna pareva guardare a Scrooge dall'alto della sua finestra gotica, divenne invisibile e prese a suonare le ore e i quarti nelle nuvole con un certo prolungato tremolio come se i denti le battessero. Il freddo infierì. Alla cantonata alcuni operai, intenti a restaurare i tubi del gas, avevano acceso un gran fuoco in un braciere, e intorno a questo una mano di uomini e di ragazzi cenciosi s'era raccolta: si scaldavano le mani e battevano le palpebre alla fiamma, beati. La fontanina, abbandonata a sé stessa, s'incoronava malinconicamente di ghiacci. I lumi delle botteghe, dove i ramoscelli di agrifoglio crepitavano al calore delle fiamme, facevano rosseggiare le facce pallide dei passanti. Le mostre dei pollaioli e dei salumai erano mostre davvero; e così splendide, da parere quasi impossibile che la volgarità del comprare e del vendere ci avesse niente che vedere. Il lord Mayor, nella sontuosità fortificata del suo palazzo, impartiva ordini ai suoi cinquanta cuochi e canovai perché si festeggiasse il Natale come s'addice alla casa di un lord Mayor. E perfino il sartuccio, da lui multato di cinque scellini il lunedì avanti per essere andato attorno ubriaco e assetato di sangue, si dava da fare nella sua soffitta per preparare il pranzetto del giorno appresso, mentre la moglie magrina con in collo la bimba andavano fuori a comprare il pezzo di carne che ci voleva.
E cresceano la nebbia ed il freddo! Un freddo pungente, tagliente, mordente. Se il buon San Dustano, lasciando le solite sue armi, avesse un po' carezzato il naso dello Spirito maligno con un tempo di quella fatta, è certo che lo avrebbe fatto strillare come un'aquila. Il proprietario di un miserabile nasetto, rosicchiato dal freddo famelico come un osso dai cani, si fermò davanti allo studio di Scrooge per allietarne l'inquilino con una canzonetta natalizia; ma alle prime parole:
    Dio vi tenga, o buon signore,
    Sano il corpo e allegro il core...
Scrooge die' di piglio alla riga con tanta furia che il cantore scappò atterrito, lasciando libera la porta alla nebbia e alla gelata, meglio adatte al luogo che il canto non fosse.
Arrivò l'ora finalmente di chiudere il banco. A malincuore Scrooge smontò dal suo sgabello, dando così un tacito segno al commesso, il quale soffiò subito sulla candela e si pose il cappello.
- Mi figuro - disse Scrooge - che la giornata di domani la vorrete tutta, eh?
- Se vi piace, signore.
- Non mi piace punto e non è giusto. Se vi risecassi per questo un mezza corona, scommetto che vi riterreste trattato male, non è così? -
Il commesso sbozzò un debole sorriso.
- Eppure - proseguì Scrooge - a voi non vi pare che io sia trattato male, quando sborso il salario di una giornata per niente. -
Il commesso notò che si trattava di una volta all'anno.
- Bella scusa per cacciar le mani nelle tasche d'un galantuomo ogni 25 di dicembre! - esclamò Scrooge abbottonandosi il pastrano fin sotto il mento. - Vada per tutta la giornata, poiché così ha da essere. E badate almeno a trovarvi qui più presto del solito doman l'altro! -
Il commesso promise, e Scrooge se n'uscì grugnendo. Detto fatto, il banco fu chiuso, e il commesso, co' capi del fazzoletto bianco che gli pendevano fin sotto al farsettino (pastrano non ne sfoggiava) se n'andò a fare una sdrucciolata sul ghiaccio dietro una brigata di monelli, in onore della vigilia di Natale, e poi diritto a casa a Camden Town per giuocare a mosca cieca.
Scrooge fece il suo malinconico desinare nell'usata malinconica osteria. Dié una scorsa a tutti i giornali e si sprofondò nel suo squarcetto, ammazzò la serata e si avviò a casa per mettersi a letto. Abitava un quartiere, o meglio una sfilata di stanze, già un tempo proprietà del socio defunto, in un vecchio e bieco caseggiato che si nascondeva in fondo ad un chiassuolo. Davvero, quel caseggiato in quel posto non si sapeva che vi stesse a fare: si pensava, mal proprio grado, che da bambino, facendo a rimpietterelli con altre case, si fosse rincattucciato lì e non avesse più saputo venirne fuori. Oramai s'era fatto vecchio ed arcigno. Non ci abitava che Scrooge: tutte le altre stanze erano date via in fitto per studi di commercio. Era così buio il chiassuolo, che lo stesso Scrooge, pur conoscendolo pietra per pietra, vi brancolava.. La nebbia incombeva così spessa davanti alla porta scura della casa, da far credere che il Genio dell'inverno stesse lì a sedere sulla soglia, assorto in una lugubre meditazione.
Ora, certo è che il picchiotto della porta, oltre ad essere massiccio, non aveva in sé niente di speciale. È anche certo che Scrooge, da che abitava lì, l'aveva visto mattina e sera; E lo stesso Scrooge, inoltre, era dotato di così temperata fantasia quanto alcun'altra persona nella City di Londra, compresi, con rispetto parlando, tutti i membri del corpo municipale. Si badi altresì a questo che Scrooge non aveva pensato un sol momento a Marley, dopo averne ricordato la morte, quel giorno stesso avvenuta sette anni addietro. E dopo di ciò, mi spieghi chi vuole come seguisse che Scrooge, ficcata che ebbe la chiave nella toppa, vide nel picchiotto, da un momento all'altro, non più un picchiotto, ma il viso di Marley.
Il viso di Marley. Non avvolgevasi già, come ogni altra cosa intorno, nell'ombra fitta; anzi raggiava un certo bagliore livido come un gambero andato a male in un oscuro ripostiglio. Non era crucciato o feroce; fissava Scrooge come Marley soleva fare, e lo fissava con occhiali da spettro alzati sopra una fronte da spettro. I capelli sollevavansi stranamente quasi mossi da un soffio o da un'aria calda; gli occhi, benché sbarrati, erano immobili; la faccia livida. Una cosa orrenda: se non che l'orrore era estraneo all'espressione di quel viso e in certo modo gli era imposto.
Scrooge si fermò e stette a guardare il fenomeno. Il picchiotto tornò ad esser picchiotto.
Non si può dire ch'egli non trasalisse e che il sangue non gli desse un tuffo, come non gli era mai avvenuto. Nondimeno riafferrò la chiave, che aveva lasciato un momento, la girò con forza, entrò e accese la candela.
Sì; prima di chiudere la porta, stette un po' irresoluto, ed anzi si piegò cautamente a guardare dall'altra parte, quasi temesse di veder scodinzolare fino nella corte il codino di Marley. Ma niente c'era, altro che le capocchie delle viti che reggevano il picchiotto. "Via, via!" disse Scrooge, e sbatacchiò la porta.
Rimbombò il rumore per tutta la casa come un tuono. Ogni stanza di sopra, ogni botte nella cantina del vinaio di sotto, echeggiò per suo conto. Scrooge non era uomo da aver paura degli echi. Menò il paletto alla porta, traversò la corte, prese a salir le scale a tutto suo comodo e smoccolando la candela.
Voi mi parlerete di quelle brave gradinate d'una volta su per le quali ci si poteva andare con un tiro a sei; ma io vi so dire che per questa scalinata di Scrooge ci poteva anche salire un carro mortuario, portato di traverso, col timone verso il muro e lo sportello verso la ringhiera; e senza fatica, anche. Del posto ce n'era più del bisogno. E dovette essere per questo che Scrooge si figurò di vedersi davanti uno di cotesti carri che lo precedeva nel buio. Una mezza dozzina di fiammelle di gas non avrebbero bastato a far lume in quel forno; pensate dunque che bel chiarore notturno spandesse intorno la misera candela di Scrooge.
Scrooge andava su, senza curarsene un fico secco: l'oscurità costa poco, e a Scrooge gli piaceva. Se non che, prima di tirarsi dietro la porta massiccia, visitò una per una tutte le stanze per vedere se ogni cosa era in regola. Può darsi che un certo ricordo confuso della faccia con gli occhiali lo spingesse a far questo.
Salotto, camera, stanzone, tutto in ordine. Nessuno sotto la tavola, nessuno sotto il canapè; un fuocherello nel caminetto; pronti il cucchiaio e la tazza; il ramino con l'orzo sulla fornacetta (Scrooge aveva una infreddatura di testa). Nessuno sotto il letto; nessuno nel gabinetto; nessuno nella veste da camera, pendente dalla parete in attitudine sospetta. Lo stanzone come al solito: un vecchio parafuoco, un vecchio par di scarpe, due ceste da pesce, un lavamani a tre gambe e un par di molle.
Rassicurato, tirò a sé la porta e si chiuse, contro il solito, a doppia mandata. Si tolse la cravatta, si cacciò nella veste da camera, nelle pantofole e nel berretto da notte; sedette davanti al fuoco per prendere il suo decotto.
Era un fuoco meschino; meno di niente in una notte come quella. Dovette accostarvisi dappresso e quasi covarlo, prima di spremerne il menomo calore. Il caminetto decrepito era stato costruito tanti anni fa da qualche mercante olandese con intorno un ammattonato fiammingo tutto pieno de' fatti della Storia Sacra. Ci erano de' Caini e degli Abeli; figlie de' Faraoni, regine di Saba, messi celesti calanti per l'aria sopra nuvole a foggia di piumini, Abrami, Baldassarri, Apostoli che salpavano in tante salsiere, centinaia di figure da attrarre i suoi pensieri. Eppure, quel cosiffatto viso di Marley, morto da sette anni, veniva come la verga dell'antico profeta ad ingoiare ogni cosa. Se ciascuno di quei mattoni vetriati fosse stato bianco e capace di riprodurre una figura fatta dai minuzzoli de' pensieri di lui, si sarebbero viste senza meno altrettante facce del vecchio Marley.
- Sciocchezze! - disse Scrooge; e si diede a passeggiare su e giù per la camera.
Dopo un poco tornò a sedere. Arrovesciando il capo sulla spalliera del seggiolone, gli venne fatto di fermar gli occhi sopra un campanello disusato, che per una ragione o per l'altra comunicava con una camera posta in cima al caseggiato. Con uno stupore grande, con un terrore nuovo, inesplicabile, egli vide quel campanello dondolare un poco. È così dolce era quel dondolio in principio che appena dava un filo di suono; ma di lì a poco squillò con violenza e tutti i campanelli della casa risposero allo squillo stridente.
Durò la cosa forse un minuto, forse mezzo: ma sembrò che durasse un'ora. Tutti i campanelli smessero insieme, di botto, come avevano cominciato. Successe a quel suono un rumore di ferramenta, uscente dalle viscere della terra, come se qualcuno strascinasse una sua catena fra le botti della cantina del vinaio. Scrooge si sovvenne allora di aver sentito dire che gli spiriti, nelle case dove ci si sente, strascinano catene.
L'uscio della canova si spalancò con fracasso; il rumore si fece più forte a terreno; poi si udì suonare su per le scale; poi venne difilato verso la camera.
- Eh via, sciocchezze! - disse Scrooge. - Non ci credo mica, io. -
Si fece bianco però, quando subito dopo lo spettro traforò la porta massiccia e gli entrò in camera, davanti agli occhi. Nel punto stesso la fiamma morente die' un guizzo come se volesse dire: "Lo conosco! È lo spirito di Marley!" e subito ricadde.
Lo stesso viso, proprio lo stesso. Marley col suo codino, col solito panciotto, le brache attillate, gli stivaloni, le cui nappine di seta tentennavano insieme col codino, con le falde del soprabito e co' capelli ritti sul capo. La catena strascinata lo stringeva alla cintola. Era lunga e gli s'avvinghiava attorno come una coda, ed era fatta, come Scrooge ebbe a notare, di scrigni, chiavi, lucchetti, libri mastri, fogliacci e pesanti borse di acciaio. Aveva il corpo trasparente; sicché Scrooge, osservandolo e guardandolo attraverso il panciotto, vedeva i due bottoni di dietro del vestito.
Scrooge avea spesso sentito dire che Marley era un uomo senza visceri, ma soltanto adesso ci credeva.
No davvero, non ci credeva nemmeno. Benché se lo vedesse davanti quello spettro e lo passasse con l'occhio da parte a parte, benché da quegli sguardi impietriti nella morte si sentisse accapponar la pelle, benché notasse perfino l'ordito del fazzoletto che gli copriva il capo e gli s'annodava sotto il mento, al che sulle prime non avea badato, era nondimeno incredulo sempre e lottava contro i propri sensi.
- Che vuol dire ciò? - interrogò Scrooge, freddo e mordace come sempre. - Che volete da me?
- Molto! -
Era la voce di Marley, precisa.
- Chi siete voi?
- Domandami chi fui.
- Bene, chi foste? - disse Scrooge alzando la voce. - Siete un tantino pedante, mi pare, per essere un'ombra.
- In vita, fui il tuo socio, Giacobbe Marley.
- Potreste... sedere? - domandò Scrooge guardandolo dubbioso.
- Posso.
- Sedete, dunque. -
Scrooge domandò la cosa, per vedere se uno spettro così diafano fosse in grado di pigliare una seggiola; nel caso che no, lo avrebbe costretto ad una spiegazione imbarazzante. Ma lo spettro gli sedette in faccia, dall'altra parte del caminetto, come se non avesse mai fatto altro.
- Tu non credi in me - disse poi.
- No - rispose Scrooge.
- Che altra prova vorresti oltre quella dei sensi?
- Non lo so.
- Perché dubiti dei tuoi sensi?
- Perché un nonnulla basta a turbarli. Un lieve disturbo di stomaco ci muta il bianco in nero. Voi potreste essere un pezzetto di carne mal digerito, uno schizzo di senapa, una briciola di formaggio, un frammento di patata mal cotta. Chiunque siate, c'è in voi più della marmitta che della marmotta! -
Scrooge non si dilettava molto di questi giochetti di parole, né in cuor suo si sentiva adesso corrivo alla celia. Fatto sta che ch'ei si studiava di esser faceto come per distrarsi e per domare il terrore; perché veramente la voce dello Spettro lo faceva rabbrividire fino al midollo delle ossa.
Star lì a sedere, fissando quelle pupille vitree, e non aprir bocca fosse pure per un momento, sarebbe stato lo stesso che spiritare. Scrooge lo capiva molto bene. C'era anche questo terribile, che lo Spettro si avvolgeva quasi in una propria atmosfera infernale. Non già che Scrooge la sentisse; ma è certo che, ad onta della perfetta immobilità dello Spettro, i capelli ritti, le falde del soprabito, le nappine degli stivaloni, tremavano sempre come se mossi dal fiato caldo di un forno.
- Vedete questo steccadenti? - disse Scrooge tornando subito alla carica pel motivo ora detto, e volendo, fosse pure per un istante, sottrarsi allo sguardo impietrito del fantasma.
- Lo vedo - rispose lo Spettro.
- Ma voi non lo guardate nemmeno - disse Scrooge.
- Lo vedo nondimeno - disse ancora lo Spettro.
- Bene! - ribatté Scrooge. - Non ho che ad ingozzarlo, e tutto il resto dei miei giorni avrà alle calcagna una frotta di spiriti folletti, tutti di mia propria creazione. Sciocchezze. vi dico; sciocchezze! -
A questo lo Spettro diè uno strido orrendo, e scosse la catena con così tetro e rovinoso fracasso, che Scrooge si tenne forte alla seggiola per non cadere svenuto. Ma come crebbe il suo terrore, quando, togliendosi lo Spettro la benda che gli fasciava il capo, quasi sentisse troppo caldo, la mascella inferiore gli ricascò sul petto!
Scrooge cadde ginocchioni e si strinse la faccia nelle mani.
- Grazia! - esclamò. - Terribile apparizione, perché mi fate paura?
- Uomo dall'anima mondana! - rispose lo Spettro, - credi adesso o non credi?
- Credo - balbettò Scrooge, - debbo credere. Ma perché mai gli spiriti vanno attorno e perché vengono da me?
- Deve ogni uomo - rispose lo Spettro - con l'anima che ha dentro girare in mezzo ai suoi simili, viaggiare il più che può; se non lo fa in vita, è condannato a farlo in morte. È dannato ad errare pel mondo, oh me infelice! a vedere il bene senza poterlo godere, quel bene che avrebbe potuto dividere con gli altri sulla terra e che avrebbe fatto la sua felicità! -
Qui lo Spettro mise un altro strido, squassò la catena, si torse le mani diafane.
- Siete incatenato - osservò Scrooge, tremando. - Perché?
- Porto la catena che mi son fabbricato in vita - rispose lo Spettro. - L'ho fatta io stesso anello per anello, pezzo a pezzo; io stesso me la cinsi per volontà mia, e di volontà mia la portai. Ti par nuova forse a te? -
Scrooge tremava sempre più forte.
- O vorresti sapere - proseguì lo Spettro - il peso e la lunghezza della gomena che porti tu stesso? Era per l'appunto lunga e grave come questa mia, sette anni fa. Ci hai lavorato poi. Una catena di gran valore, adesso! -
Scrooge si guardò intorno per terra, figurandosi di vedersi avviluppato in cinquanta o sessanta metri di gomena ferrata: ma niente vide.
- Giacobbe - disse supplichevole. - Mio vecchio Giacobbe Marley, ditemi qualche altra cosa. Datemi un po' di consolazione, Giacobbe mio!
- Nessuna consolazione da me - rispose lo Spettro. - Altre regioni le mandano, o Ebenezer Scrooge, altri ministri le portano, altri uomini le ricevono. Né ti posso dire tutto quel che vorrei: poche altre parole, e basta. A me non è concesso un momento di riposo o d'indugio. Il mio spirito non varcò mai la soglia del nostro banco, bada bene!; da vivo, il mio spirito non uscì mai dai limiti angusti del nostro stambugio. Lunghi e faticosi viaggi mi aspettano oramai! -
Soleva Scrooge, quante volte prendesse a meditare, cacciarsi le mani nelle tasche delle brache. Così fece adesso, ruminando le cose dette dallo Spettro; ma non alzò gli occhi e stette sempre ginocchioni.
- Bisogna dire che siete andato un po' lento, Giacobbe mio - notò Scrooge, da uomo d'affari, ma con deferente umiltà.
- Lento! - ripeté lo Spettro.
- Morto da sette anni e sempre in viaggio?
- Sempre. Né riposo, né pace: Tortura assidua del rimorso.
- Viaggiate presto?
- Sulle ali del vento.
- Ne avrete visto dei paesi in sette anni! - mormorò Scrooge.
Udendo queste parole, lo Spettro mise un altro strido e così terribilmente fece suonar la catena nel silenzio della notte, che la guardia avrebbe avuto ragione di multarlo come disturbatore notturno.
- Oh! schiavo, incatenato, oppresso di ceppi! - urlò - a non sapere che secoli e secoli di assiduo lavoro compiuto da creature immortali a pro di questa terra passeranno nell'eternità prima che tutto sia sviluppato il bene ond'essa è capace; a non sapere che ogni spirito cristiano, pur lavorando nella piccola sfera assegnatagli, qualunque essa sia, troverà troppo breve la vita mortale ad esercitare tutti i mezzi innumerevoli del rendersi utile; a non sapere che non c'è durata di rammarico la quale ci assolva dalle occasioni perdute nella vita! E questo io ho fatto! e tale ero io!
- Ma voi, Giacobbe, foste sempre un eccellente uomo d'affari, - mormorò Scrooge, che incominciava a fare un'applicazione personale di tutto questo.
- Affari! - esclamò lo Spettro, tornando a torcersi le mani. - I miei simili erano i miei affari. Il benessere comune, la carità, la misericordia, la sopportazione, la benevolenza, questi erano i miei affari. Nell'oceano immenso dei miei affari le operazioni del mio commercio non erano che una gocciola d'acqua! -
Sollevò la catena per quanto il braccio era lungo, come se in quella fosse la causa della sterile angoscia, e tornò a sbatterla in terra con fracasso.
- In questa stagione dell'anno cadente - proseguì lo Spettro - io soffro di più. Perché mai, in mezzo alla folla dei miei simili, passavo io con gli occhi abbassati alla terra, perché una volta non gli alzai verso quella stella benedetta che guidò un giorno i sapienti ad un povero abituro? Non potevo io forse, io, esser guidato da quella luce ad altri poveri abituri? -
Scrooge, più che mai atterrito alle parole incalzanti dello Spettro, incominciò a tremare come una canna.
- Ascoltami! - comandò lo Spettro. - L'ora mia è vicina.
- Ascolto - rispose Scrooge. - Ma non calcate la mano, ve ne prego! non mi schiacciate di eloquenza, Giacobbe!
- Come io mi ti mostri in forma visibile, non so. Molti e molti giorni di fila ti sono stato ai fianchi invisibile. -
L'idea non era piacevole. Scrooge rabbrividì e si asciugò il sudore dalla fronte.
- Né questa è piccola parte del mio supplizio, - proseguì lo spettro. - Son qui stasera per avvertirti che ancora una via t'avanza e una speranza di sfuggire al mio fato. E sono io, Ezeneber, io che ti offro cotesta speranza e cotesta via.
- Voi siete sempre stato per me un buon amico, - disse Scrooge. - Grazie!
- Avrai la visita - soggiunse lo spettro - di tre Spiriti. -
La faccia di Scrooge si fece bianca quasi come quella dello Spettro.
- Ed è questa la via, è questa la speranza che mi offrite, Giacobbe? - interrogò con un filo di voce.
- Questa è.
- Io... io davvero ne farei di meno, - disse Scrooge.
- Senza la visita loro, - ammonì lo Spettro, - tu non eviterai il sentiero che io batto. Aspettati il primo per domani, quando la campana avrà battuto un'ora.
- Non potrei - insinuò Scrooge - non potrei pigliarli tutti e tre in una volta e farla finita?
- Aspetterai il secondo la notte appresso alla stessa ora. Il terzo, la terza notte, all'ultima vibrazione della dodicesima ora. Me, non mi vedrai più; ma ricordati, per amor tuo, ricordati di quanto è accaduto tra noi! -
Ciò detto, lo spettro tolse il fazzoletto dalla tavola e se lo avvolse come prima, intorno al capo. Scrooge se n'accorse dallo scricchiolio dei denti quando le mascelle si urtarono, strette dalla benda. Alzò gli occhi dubbiosi e si ritrovò ritto davanti il suo visitatore soprannaturale, con la catena avvolta al braccio.
L'apparizione si scostò rinculando; ad ogni suo passo, la finestra si apriva un poco, sicché, quando lo Spettro vi giunse, era spalancata. Lo Spettro fece un cenno, Scrooge si accostò. Quando furono due passi distanti, lo Spettro alzò la mano perché si fermasse. Scrooge si fermò.
Più dell'obbedienza potevano in lui la stupefazione ed il terrore; perché, all'alzarsi di quella mano, egli udì dei rumori confusi nell'aria; suoni incoerenti di dolore e di disperazione; sospiri e guai di profonda angoscia e di rimorso. Lo Spettro, stato un po' in ascolto, si unì al funebre coro e si dileguò nella oscurità della notte.
Scrooge, nell'agonia della curiosità, corse alla finestra e guardò di fuori.
L'aria era piena di fantasmi, che erravano di qua e di là senza posa, traendo guai. Ciascuno, come lo spettro di Marley, trascinava una catena; ce n'erano di quelli incatenati insieme, ed erano forse membri di governi malvagi; nessuno era libero. Molti, da vivi, erano stati conoscenze personali di Scrooge. Era stato intrinseco con un vecchio spettro in panciotto bianco, con un enorme scrigno ferrato attaccato alla caviglia, il quale disperatamente piangeva per non poter soccorrere una povera donna con in collo un bambino, ch'ei vedeva giù, sulla soglia d'una porta. Il supplizio di tutti loro era questo, senz'altro, di voler entrare nelle faccende umane per fare un po' di bene e di averne per sempre perduto il potere.
Se coteste creature si fossero risolute in nebbia o se la nebbia le avesse avvolte, Scrooge non potea dire. In un sol punto, sparvero gli spettri e tacquero le voci. Tornò la notte profonda.
Scrooge chiuse la finestra ed esaminò la porta di dove lo Spettro era entrato. Era chiusa a doppia mandata, com'egli stesso con le proprie mani avea fatto. I chiavistelli erano al posto. Gli corse alla bocca: "Sciocchezze!" ma alla prima sillaba si fermò in tronco. Si sentiva stracco, sia dalle fatiche del giorno o dall'ora tarda, sia piuttosto dalla commozione sofferta, dal balenio del mondo invisibile, dalle tristi parole dello Spettro. Tutto vestito com'era se n'andò a letto e si addormentò all'istante.

venerdì 7 settembre 2007

Ricetta per lo Zabaione




Difficoltà: Media
Tempo di cottura: 15 minuti per la preparazione e 10 per la cottura
Ingredienti (dosi per 4 persone):

venerdì 3 agosto 2007

Mercatini di Natale 2011



Mercatini di Natale 2011

Mercatini di Natale in Italia e in Europa:
-Praga-

Meraviglioso e famosissimo il Natale di Praga! I suoi mercatini sono veramente tanti e tutti bellissimi!
Saranno aperti dal 26 Novembre ( giorno di apertura del grande albero di Natale in Piazza Vecchia) al 1° Gennaio.
Orari:
Tutti i giorni dalle 9 alle 19
Dove:
In piazza Vecchia,  Piazza Venceslao, Havel Market, Piazza della Repubblica, Peace Square e Holesovice dove peraltro è montato anche un parco giochi per grandi e piccoli.




-Vienna-

I Mercatini di Vienna sono davvero tanti...e ognuno di essi varrebbe una visita!
Ma partiamo subito dal primo:
Il Christkindlmarkt alla Rathausplatz (in piazza municipio)
è il più grande di Vienna, per questo è diventato il Mercatino simbolo della città.
Sarà aperto dal 12 Novembre al 24 Dicembre 2011
Orari:
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
da domenica a giovedì dalle 10.00 alle 21.30
Il venerdì, il sabato e il 7 dicembre dalle 10.00 alle 22.00
il 24 dicembre dalle 10.00 alle 17.00
Kultur e Weihnachtenmarkt al Castello di Schoenbrunn
Meraviglioso il paesaggio che ospita questo mercatino, con il castello della principessa Sissi che fa da sfondo
Sarà aperto dal 19 Novembre al 26 Dicembre e dal 28 dicembre al 1 Gennaio
Orari:
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 21.00
24 Dicembre dalle 10.00 alle 16.00
25 e 26 Dicembre dalle 10.00 alle 18.00
dal 28 dicembre al 1  gennaio dalle 10.00 alle 18.00
Altwiener Christkindlemarkt
SI trova a Freyung ed è il più antico: Quest'anno festeggerà i suoi 25 anni!!
Sarà aperto dal 18 Novembre al 23 Dicembre
Orari:
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 21.00
Weihnachtsdorf in Maria-Theresien Platz
Alla sua terza edizione, è situato anch'esso nel cuore di  Vienna
Sarà aperto dal 16 Novembre al 24 Dicembre
Orari:
Tutti i giorni dalle 11.00 alle 22.00
24 Dicembre dalle  11.00 alle 15.00
Adventmarkt alla Karlskirche
All'insegna dell'Inno "Oh Tannenbaum" (O Albero), cantata qui per la prima volta
Sarà aperto dal 18 Novembre al 23 Dicembre
Tutti i giorni dalle 12 alle 20
Weihnactsdorf al vecchio AKH (Vecchio Ospedale generale di Vienna)
Sarà aperto dal 12 novembre al 23 Dicembre
Orari:
dal lunedì al venerdì dalle 12.00 alle 22.00
Sabato e Domenica dalle 11.00 alle 22.00

















Cristkindlmarkt in Piazza Duomo (Domplatz):
Meraviglioso il Christkindlmarkt di Salisburgo, che  si svolge ai piedi della fortezza di Hohensalzburg, attorno al prestigioso e antico Duomo di Salisburgo;
Il Mercatino comincerà il 17 Novembre 2011 e chiuderà il 26 Dicembre 2011
Orari:
Lunedì e Giovedì: dalle 10.00 alle 20.30
Venerdì: dalle 10.00 alle 21.00
Sabato: dalle 09.00 alle 21.00
Domenica: dalle 09.00 alle 20.30
Il 24 Dicembre sarà aperto dalle 09.00 alle 15.00
il 25 e 26 Dicembre sarà aperto, invece, dalle 11.00 alle 18.00
Christkindlmarkt in Piazza Mirabell (Mirabellplatz):
Situato vicino allo Schloss Mirabell comincierà il 18 Novembre e si chiuderà il 24 Dicembre 2011
Orari:
da Lunedì a Venerdì  dalle 10.00 alle 20.00
Sabato e Domenica dalle 10.00 alle 20.30
Il 24 Dicembre aprirà dalle 10.00 alle 15.00
l'Hellbrunner Adventzauber, vicino alla Schloss Hellbrunn (il castello di Hellbrunn)
Apre dal 17 Novembre al24 Dicembre 2011
Orari:
dal 17 al 30 Novembre da Mercoledì a Venerdì dalle 13.00 alle 20.00
Sabato e Domenica e festivi dalle 10.00 alle 20.00
Lunedì e martedì: chiuso
Dal 1 al 23 Dicembre: da Lunedì a Venerdì dalle 13.00 alle 20.00
Sabato Domenica e festivi dalle 10.00 alle 20.00
Il 24  Dicembre dalle 10.00 alle 24.00


-Milano-
Il "Mercatino di Natale e dell'artigianato artistico" sarà  in Piazza Argentina
dal 1/12 al 24/12 dalle 10.00 alle 20.00.
Undici stand d'artigiani per mostrare le loro creazioni in un'atmosfera natalizia!
 , ai giardini di via Palestro e  davanti al Pac sarà inaugurato il Christmas Village.
 Sarà sicuramente chiusa al traffico per ospitare bancarelle anche una parte di via Marina.
Altri mercatini lungo corso Europa, fino a San Babila, in largo Corsia dei Servi, nella Loggia e in via dei Mercanti.
La qualità sarà d'obbligo, invece, da  via Maddonnina a via Brera e Fiori Chiari  con gazebi rigorosamente tutti bianchi e 400 espositori degli Oh Bej Oh Bej,  che, come da tradizione circonderanno il Castello Sforzesco
 dal giorno di Sant'Ambrogio fino alla successiva domenica.



 -Cortina D'Ampezzo-
In Corso Italia si apriranno i Mercatini 2011! dal 3/12/2011 al 31/12/2011


 -Roma- 
Meraviglioso il Natale a Roma, con manifestazioni in tutto la città:
Piazza Navona:

 dal 26/11/2011 al 6/1/2012
Piazza Ankara:

 dal 10/12/2011 al 13/12/2011
Mercatino di Natale "Senza Frontiere"

 Piazza Cina: 
dal 11/12/2011 al 12/12/2011
Degno di nota è il Villaggio di Natale Ice Park Parco Tor di Quinto, 55

 tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 21


 -Napoli- 
Il Natale in via San Gregorio Armeno si respira tutto l'anno, infatti la via dei presepi ha dei negozi stabili.
.e chissà quest'anno quale sarà la nuova statuina presentata dagli artisti di Napoli!
 Il mercatino vero e proprio dei prodotti tipici invece sarà aperto dal 5 dicembre al 28 dicembre 2011! Per maggiori informazioni cliccare qui
Meravigliosa l'ambientazione nel Parco di questo mercatino, davvero molto suggestiva! Da non sottovalutare il giro in carrozza e la possibilità di farsi fotografare con Babbo Natale!
Orari:
NOVEMBRE:
 sabato 19 e domenica 20 / venerd'25, sabato 26 e domenica 27 (dalle ore 10 alle ore 19)
 DICEMBRE:
 venerdì 2, sabato 3 e domenica 4 / da mercoledì 7 a domenica 14/venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 (dalle ore 10 alle ore 19)
 DAL 26 DICEMBRE 2011 AL 6 GENNAIO 2012 (dalle 14 alle 19)
Sabato 26 novembre, 3 e 10 dicembre dalle 10 alle 22 e,
alle 21.30 i FUOCHI D'ARTIFICIO!
 Per ulteriori informazioni consultare il sito


 -Bolzano- 
 E' in piazza Walther di Bolzano il mercatino più famoso d'Italia: il Christkindlmarkt! (clicca sul link per informazioni più dettagliate)
L'inaugurazione ufficiale sarà il 25 novembre alle ore 17.00 fino al 23 dicembre
 Orario d'apertura:
 lun - ven: ore 10.00-19.00
sab: ore 9.00-20.00
dom: ore 9.00-19.00
 05.dic - 08.dic: 9.00 - 20.00
Gli stand gastronomici tengono aperti fino alle ore 21.00
Il mercatino di Natale di Aosta (Marché Vert Noël) si apre il 4 Dicembre in piazza Chanoux..
Orari:
-dal giovedì alla domenica 10.30 /20.00
-Venerdì e Sabato - 10.30 / 22.30


 -Torino- 
Multiculturale come la città che lo ospita! Il mercatino sarà situato in Borgo Dora!
 Orario: 
dal 3 al 23 dicembre
 (in attesa di conferme dal sito)



 -Merano- 
Il Mercatino di Natale di Merano (BZ), deliziosamente tipico,occuperà tutto il centro della cittadina vestita a festa per l'occasione!
 Orario:
 dal 25 novembre 2011 al 7 gennaio 2012 (con inaugurazione il 24 novembre alle ore 17) 
dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 19.30 
nei fine settimana dalle 9.00 alle 19.30 
Per orari completi e maggiori informazioni consultare il sito 





 -Vipiteno
Meraviglioso il mercatino di Natale di Vipiteno/Sterzing (BZ) il paese tipico del sudtirolo che ha fatto del turismo e dell'accoglienza la sua vocazione..
qui la magia del Natale è nel centro storico, dove la torre dell Dodici, nella piazza principale, fa da sfondo al Mercatino di Natale!
 Orario:
 dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 19.00
sabato e domenica dalle ore 9.00 alle 19.00
per orari completi e maggiori informazioni consultare il sito



 -Bressanone- 
 Nella magica atmosfera AltoAtesina il Mercatino di Natale svolge il ruolo principe al centro di Bressanone/ Brixen (BZ), in piazza Duomo..
Orario d'apertura:
 Dal 25 novembre al 6 gennaio 2012 Giorni feriali dalle ore 10.00 alle ore 19.30 Domenica e giorni festivi dalle ore 9.30 alle ore 19.00 (chiuso il 25/12 e il 01/01)
 per orari completi, informazioni sul programma informazioni su come raggiungerla e molto altro ancora consultare il sito

  


-Brunico-
Il Mercatino di Natale si svolgerà al centro di Brunico/Bruneck (BZ)
 Orari: 
Dal 25 novembre 2011 al 6 gennaio 2012
 per maggiori informazioni e orari definitivi consultare il sito

martedì 24 luglio 2007

La piccola Fiammiferaia (Hans Christian Andersen)



Faceva terribilmente freddo quella sera, con la neve che scivolava giù silenziosa. Era l'ultima sera dell'anno, la sera di San Silvestro..
In quel freddo, al buio,una povera bimbetta girava per le vie,a capo scoperto e scalza. A dire il vero quando era uscita di casa le scarpe le aveva: erano appartenute a sua madre, ed erano talmente grandi e lacere che la bambina le aveva perdute attraversando di fretta la via,per scansare le carrozze che andavano di gran carriera... Una non era più riuscita a trovarla in mezzo alla neve, l'altra se l'era presa un monello,schernendola.


E così la piccola camminava coi piedini nudi e arrossati dal freddo, era tutto il giorno che girava con una gran quantità di fiammiferi...nelle tasche del grembiulone che portava e ne teneva una scatoletta in mano, nella speranza che qualcuno li notasse e pensasse di averne bisogno. Finora non era riuscita a vendere niente...nessuno le aveva dato un soldo per i suoi fiammiferi, e lei aveva tanta fame,tanto freddo...
I fiocchi di neve le cadevano sui lunghi capelli biondi, sparsi in bi riccioli sul collo...e lei era davvero triste Alle finestre brillavano allegre molte candele e aleggiava per le vie un buon profumino d'arrosto.


In un angolino un pò riparato la piccola sedette abbandonandosi e rannicchiandosi con le povere gambine infreddolite, aveva sempre più freddo,ma non osava rincasare riportando indietro tutti i fiammiferi e neanche un soldino, il babbo l'avrebbe certo picchata! Le sue manine, però, erano quasi morte dal freddo. Ah, quanto bene le avrebbe fatto un piccolo fiammifero! Se si arrischiasse a cavarne uno dallo scatolino, ed a strofinarlo sul muro per riscaldarsi le dita... Ne cavò uno, e trracc! Come scoppiettò! come bruciò! Mandò una fiamma calda e chiara come una piccola candela, quando la parò con la manina. Che strana luce! Pareva alla piccina d'essere seduta dinanzi ad una grande stufa di ferro, con le borchie e il coperchio di ottone lucido: il fuoco ardeva così allegramente, e riscaldava così bene!... La piccina allungava già le gambe, per riscaldare anche quelle... ma la fiamma si spense, la stufa scomparve, - ed ella si ritrovò là seduta, con un pezzettino di fiammifero bruciato tra le mani.

Ne accese un altro: anche questo bruciò, rischiarò e il muro, nel punto in cui la luce batteva, divenne trasparente come un velo. La bambina vide proprio dentro nella stanza, dove la tavola era apparecchiata, con una bella tovaglia d'una bianchezza abbagliante, e con finissime porcellane; nel mezzo della tavola, l'oca arrostita fumava, tutta ripiena di mele cotte e di prugne. Il più bello poi fu che l'oca stessa balzò fuor del piatto, e, col trinciante ed il forchettone piantati nel dorso, si diede ad arrancare per la stanza, dirigendosi proprio verso la povera bambina... Ma il fiammifero si spense, e non si vide più che il muro opaco e freddo.

Accese un terzo fiammifero. La piccolina si trovò sotto ad un magnifico albero, ancora più grande e meglio ornato di quello che aveva veduto, a traverso ai vetri dell'uscio, nella casa del ricco negoziante, la sera di Natale. Migliaia di lumi scintillavano tra i verdi rami, e certe figure colorate, come quelle che si vedono esposte nelle mostre dei negozii, guardavano la piccina. Ella stese le mani... e il fiammifero si spense. I lumicini di Natale volarono su in alto, sempre più in alto; ed ella si avvide allora ch'erano le stelle lucenti. Una stella cadde, e segnò una lunga striscia di luce sul fondo oscuro del cielo.

"Qualcuno muore!" - disse la piccola, perchè la sua vecchia nonna (l'unica persona al mondo che l'avesse trattata amorevolmente, - ma ora anche essa era morta,) la sua vecchia nonna le aveva detto: "Quando una stella cade, un'anima sale a Dio."

Strofinò contro il muro un altro fiammifero, che mandò un grande chiarore all'intorno; ed in quel chiarore la vecchia nonna apparve, tutta raggiante, e mite, e buona...

"Oh, nonna!" - gridò la piccolina: "Prendimi con te! So che tu sparisci, appena la fiammella si spegne, come sono spariti la bella stufa calda, l'arrosto fumante, e il grande albero di Natale!" - Presto presto, accese tutti insieme i fiammiferi che ancora rimanevano nella scatolina: voleva trattenere la nonna. I fiammiferi diedero tanta luce, che nemmeno di pieno giorno è così chiaro: la nonna non era stata mai così bella, così grande... Ella prese la bambina tra le braccia, ed insieme volarono su, verso lo Splendore e la Gioia, su, in alto, in alto, dove non c'è più fame, nè freddo, nè angustia, - e giunsero presso Dio.
Ma nell'angolo tra le due case, allo spuntare della fredda alba, fu veduta la piccina, con le gotine rosse ed il sorriso sulle labbra, - morta assiderata nell'ultima notte del vecchio anno. La prima alba dell'anno nuovo passò sopra il cadaverino, disteso là, con le scatole dei fiammiferi, di cui una era quasi tutta bruciata. "Ha cercato di scaldarsi..." - dissero. Ma nessuno seppe tutte le belle cose che aveva vedute; nessuno seppe tra quanta luce era entrata, con la vecchia nonna, nella gioia della nuova Alba.








sabato 9 giugno 2007

Oh Albero (versione karaoke)




Oh albero, oh albero
eternamente verde
la neve cade giù dal ciel,
 ma tu resisti anche al gel

oh albero oh albero
eternamente verde

oh albero oh albero
che allieti il divin giorno
di mille luci splendi tu
senza parlar ti contempliam

Oh albero oh albero
ridesti in noi l'amore

dai boschi vieni oh albero
nel giorno di Natale

intorno a te felici siamo
gioia e bontà nel cuore abbiam
tu sei per noi
o albero
il simbol dell'amore

martedì 5 giugno 2007

Jingle Bell Rock




Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock 
Jingle bells swing and jingle bells ring 
Snowing and blowing up bushels of fun 
Now the jingle hop has begun 

Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock 
Jingle bells chime in jingle bell time 
Dancing and prancing in Jingle Bell Square 
In the frosty air. 

What a bright time, it's the right time 
To rock the night away 
Jingle bell time is a swell time 
To go gliding in a one-horse sleigh 
Giddy-up jingle horse, pick up your feet 
Jingle around the clock 
Mix and a-mingle in the jingling feet 

That's the jingle bell rock, 
That's the jingle bell rock, 
Jingle bells chime in jingle bell time
Dancing and prancing in Jingle Bell Square 
In the frosty air. 

What a bright time, it's the right time 
To rock the night away 
Jingle bell time is a swell time 
To go gliding in a one-horse sleigh 
Giddy-up jingle horse, pick up your feet 
Jingle around the clock 
Mix and a-mingle in the jingling feet 

That's the jingle bell
That's the jingle bell
That's the jingle bell rock!

lunedì 21 maggio 2007

We wish you a Mery Christmas



We wish you a merry Christmas
We wish you a merry Christmas
We wish you a merry Christmas
And a happy New Year.
Glad tidings we bring
To you and your kin;
Glad tidings for Christmas
And a happy New Year!

We want some figgy pudding
We want some figgy pudding
We want some figgy pudding
Please bring it right here!
Glad tidings we bring
To you and your kin;
Glad tidings for Christmas
And a happy New Year!

We won't go until we get some
We won't go until we get some
We won't go until we get some
So bring it out here!
Glad tidings we bring
To you and your kin;
Glad tidings for Christmas
And a happy New Year!

We wish you a Merry Christmas
We wish you a Merry Christmas
We wish you a Merry Christmas
And a happy New Year.
Glad tidings we bring
To you and your kin;
Glad tidings for Christmas
And a happy New Year!

Jingle Bells


Dashing through the snow In a one-horse open sleigh
Through the fields we go Laughing all the way.
Bells on bob-tail ring Making spirits bright
What fun it is to ride and sing A sleighing song tonight.
chorus: Jingle bells, jingle bells Jingle all the way,
Oh what fun it is to ride In a one-horse open sleigh,
O Jingle bells, jingle bells Jingle all the way,
Oh what fun it is to ride In a one-horse open sleigh.
A day or two ago I thought I'd take a ride
And soon Miss Fanny Bright Was seated by my side;
The horse was lean and lank Misfortune seemed his lot,
We ran into a drifted bank And there we got upsot.
A day or two ago The story I must tell
I went out on the snow And on my back I fell;
A gent was riding by In a one-horse open sleigh
He laughed at me as I there sprawling laid But quickly drove away.
Now the ground is white, Go it while you're young,
Take the girls along And sing this sleighing song.
Just bet a bob-tailed bay, Two-forty as his speed,
Hitch him to an open sleigh and crack! You'll take the lead.

scritta da James Pierpont nel 1857 e interpretata da Frank Sinatra